Facilitatori - Chi sono


ISTRUZIONI PER FACILITATORI GRUPPI AMA

Auto Mutuo Aiuto

COSA SONO I GRUPPI A.M.A.

I gruppi di Auto Mutuo Aiuto, per come sono intesi oggigiorno, nacquero negli anni '30 negli U.S.A., in risposta alla dipendenza da alcolici.

I fondatori, che soffrivano di questo problema, si accorsero di come il parlare della loro situazione in un gruppo di pari, senza subire quindi nessuno stigma dovuto ai pregiudizi, li facesse stare meglio e li portasse a riflettere sul loro stile di vita. Percepirono come la condivisione li sostenesse nel non ricadere e li rendesse più forti e in grado di gestire in maniera più concreta e appropriata le criticità delle varie situazioni.

Più tardi, i gruppi d’incontro si ampliarono alla condivisione di altre problematiche comuni come per esempio la depressione, la ludopatia, le dipendenze, le malattie, ecc., sempre nell’ottica di una cooperazione atta al raggiungimento di una buona qualità di benessere fisico, psichico e sociale.

In Italia andarono a formarsi a partire dal 1970 e quegli AMA assunsero le linee guida di seguito indicate.

Importantissima dunque la privacy. È infatti richiesto che “ciò che emerge negli incontri rimanga nel gruppo”. I partecipanti, per potersi esprimere in tutta tranquillità, devono potere assolutamente contare sulla riservatezza.

I gruppi di Auto Mutuo Aiuto si contraddistinguono rispetto a quelli in cui si attua una terapia psicologica in quanto nessun partecipante detta ordini per via della maggiore esperienza o professionalità, ma supporta tramite il racconto del proprio vissuto, espresso in prima persona. Non esprime giudizi sulle condivisioni degli altri, né fornisce consigli e accetta il silenzio di chi in quel momento non si sente di partecipare attivamente.

Frasi del tipo “io ho fatto così, fallo anche tu!”, vanno assolutamente evitate.

È comunque possibile proporre temi ritenuti utili al confronto ed eventuali attività che andranno comunque vagliate e accettate da tutti i componenti.

Caratteristica dei gruppi AMA sono dunque le relazioni di tipo orizzontale.

Data l’importanza che all’interno di quest’ultimi si sviluppi una forte coesione e si possa dare spazio a ogni partecipante, sarebbe auspicabile evitare di superare i 10/12 membri.

Raggiunto questo limite, sarebbe preferibile valutare la possibilità di una gemmazione, ossia di dividersi in un secondo gruppo.

I gruppi AMA affondano le proprie radici nei bisogni più intimi dell'uomo, ovvero la ricerca di protezione, di affetto, di relazione, di sicurezza, di accettazione e riconoscimento, ma chi vi partecipa non è una persona passiva alla sola ricerca di sostegno. Si impegnerà invece a diventa essa stessa risorsa attiva verso il cambiamento, accettando le proprie imperfezioni e incarnando il principio del helper therapy, ovvero l’aiutare se stessi per aiutare gli altri.

Nei gruppi di AMA si impara a sostenersi nelle difficoltà legate all’esprimere i propri sentimenti, a riflettere sulle proprie modalità di comportamento, a sviluppare la propria empatia, a far crescere l'autostima e solitamente ci si trova nelle condizioni ottimali per espande la propria rete amicale.

Un gruppo per funzionare ha bisogno di regole condivise.

Per delineare i gruppi AMA rispetto a quelli terapeutici tradizionali possiamo utilizzare questo schema:

IL FACILITATORE

Chi è?

Sintetizzando, si può dire che egli sia un punto di riferimento e colui che media. Nel fare questo però, rimane alla pari degli altri, anche nel caso sia un professionista. Alcuni gruppi di Auto Mutuo Aiuto possono contare su figure professionali, ma in queste occasioni essi si spogliano delle loro competenze e si occupano, come volontari, di fare in modo che nel gruppo tutti i partecipanti interagiscano, senza comunque forzare chi non si sente pronto a condividere i propri vissuti.

È inoltre loro compito sottolineare il valore aggiunto di ogni singolo e far nascere tra le persone rapporti di mutualità.

Il facilitatore è una persona che ha seguito dei corsi per assumere questo ruolo e/o che può avere avuto lo stesso problema del gruppo (ad es. lutti, familiari malati, ecc.), altri o nessuno.

Tra gli obbiettivi di un facilitatore vi è anche quello di rendere autonomi i partecipanti, ossia di non instaurare dipendenze da lui o tra i partecipanti.

Cosa fa il facilitatore?

Il termine “facilitatore” deriva dal fatto che egli non interviene nel definire i contenuti del gruppo o le strategie dei partecipanti, ma opera per agevolare i processi autoriflessivi e per permettere a tutti di acquisire maggiore consapevolezza del loro problema. Favorisce inoltre la condivisione di informazioni, strategie, fatiche e successi. Fa anche in modo che da un incontro all’altro si inneschi il processo di mutualità. Si adopera affinché chi si sta esprimendo lo possa fare senza venire giudicato o interrotto da altri, evita che sorgano eccessive intellettualizzazioni e smorza i conflitti e le tensioni. Inoltre promuove il dialogo senza intervenire direttamente, ma rilanciando al gruppo ciò che sta emergendo in modo da far proseguire la narrazione.

Dunque il facilitatore agisce in modo atto a:

- aiutare i membri del gruppo a comunicare, spronandoli a esprimersi tra di loro

- sottolineare le comunanze, in quanto le persone che partecipano ad un gruppo AMA vivono simili situazioni di difficoltà o storie di vita. Questo anche al fine di far sviluppare un senso del “noi”, pur nelle differenze

- valorizzare le differenze, perché permettono riflessioni creative

- gestire eventuali conflitti tra i partecipanti

- contenere eccessive emotività

- ricordare le regole e farle rispettare

Per lavorare sulle problematiche, il facilitatore può seguire come esempio questa griglia:

a - un partecipante condivide una propria difficoltà nel gruppo

b - il facilitatore chiede agli altri di pensare a esperienze simili e di raccontare come le hanno affrontate.

c - il facilitatore aiuta il gruppo a evidenziare le differenti maniere adottate in una situazione simile

d - il facilitatore domanda a chi ha esposto il problema se sono emerse nuove strategie per trattarlo

e- il facilitatore invita tutti i partecipanti a riflettere su quanto hanno compreso della propria situazione a partire dal racconto del singolo.

Così facendo si guida il gruppo ad un ragionamento tecnico condiviso e si evita che alcune persone si sentano messe da parte.

Sarebbe a volte utile che il facilitatore prendesse qualche appunto durante l’incontro in modo da creare una “memoria” di gruppo e non perdere il filo di discorsi che non si sono conclusi e che magari potrebbero venire approfonditi durante la volta successiva.

Può accadere che nel gruppo si inneschino varie dinamiche:

- l’accendersi di antipatie

- il formarsi di coalizioni tra alcuni membri contro altri

- che un partecipante continui a perpetrare gli stessi atteggiamenti per attirare l’attenzione, ecc.

Importante dunque che il facilitatore, qualora di trovasse in difficoltà, chieda delle supervisioni anche singole.

A.M.A. organizza inoltre dei corsi per facilitatori ai quali sarebbe utile aderire almeno una volta.

Per come far nascere un gruppo e gestire un incontro, si possono trovare spunti nel sito https://www.svibrescia.it/svi/bin/files/gruppo_autoaiuto.pdf

IL PRIMO INCONTRO CON UN NUOVO PARTECIPANTE AL GRUPPO

L’arrivo di un nuovo membro in un gruppo AMA è un momento delicato, in quanto probabilmente dalla sua corretta gestione dipenderà la decisione della persona di ritornare per un secondo incontro o meno.

È bene sapere che le persone che sono intenzionate ad aderire ad un gruppo AMA, spesso all'inizio partecipano con una certa diffidenza e/o difficoltà perché non è semplice parlare con delle persone estranee delle proprie fragilità.

A volte non sono convinti dell'utilità del gruppo o hanno molte remore a riguardo a causa di precedenti esperienze magari infruttuose. Può capitare anche che si siano avvicinate spinte dalla curiosità di ascoltare e vedere cosa succede.

Il facilitatore potrebbe quindi valorizzare la partecipazione, ringraziando chi aderisce al gruppo e riconoscendo il coraggio e/o la fatica fatta. Il clima dovrebbe essere sereno e accogliente.

È necessario in ogni caso che prima di inserire un nuovo membro, gli altri partecipanti vengano avvertiti la volta precedente e che, lo si incontri antecedentemente per esplicitare chiaramente l'obiettivo del gruppo e informarlo sulle regole di comportamento. Importante anche accogliere le aspettative della persona in modo che non nascano successivamente delusioni, recriminazioni, richieste non consone, ecc.

Al termine della prima riunione tra il gruppo e il nuovo membro, si ritiene importate dedicare in privato alcuni minuti alla nuova arrivata o al nuovo arrivato per raccogliere un feedback sulla serata.

Per quanto riguarda l’inserimento del nuovo membro nel WhatsApp del gruppo, si consiglia di attendere che si sia instaurata una certa fiducia con lo stesso, in quanto a volte detto strumento è utilizzato per comunicazioni di stati d’animo e vicende molto personali.

Ricapitolando occorre far presente che è richiesta:

- una certa continuità di presenza (salvo particolari impedimenti)

- il rispetto degli orari delle riunioni

- la privacy su quanto emerge nel gruppo

- l’ascolto senza interrompere chi parla

- il non esprimere giudizi

- l’accoglienza di convinzioni e punti di vista differenti senza accendere discussioni per convincere a modificarli

- l’evitare di dare consigli

- il parlare di sé in prima persona

- il portare all’interno del gruppo eventuali problematiche o difficoltà di relazione con il facilitatore o con gli altri membri e non all’esterno come pettegolezzo.

A queste linee guida dovranno attenersi anche i TIROCINANTI IN FORMAZIONE che parteciperanno ai gruppi, ricordando che il loro ruolo è quello di prendervi parte come un utente alla pari degli altri e di condividere i propri vissuti.

Inserirsi in un gruppo AMA significa per un tirocinante in formazione accorgersi di certe dinamiche e di quanto in lui viene mosso, in modo da poterlo poi portare nelle eventuali supervisioni organizzate dalla propria Scuola.

Significa anche imparare a relazionarsi in modo orizzontale e empatico.

N.B.: nelle supervisioni, per via della privacy, non andranno riportati i nomi dei partecipanti al gruppo anche in caso di un conflitto con qualcuno di essi, ma inventato uno pseudonimo.

Prima di essere presentato a un gruppo, verrà riservato pure al tirocinante in formazione un incontro con almeno uno dei facilitatori del gruppo e, se necessario, con la/il responsabile del progetto in AMA, al fine di comprendere le sue aspettative, fornire le regole e rispondere a eventuali domande.

Sarà cura del facilitatore, una volta che il tirocinante in formazione si sia ben inserito nel gruppo, accordarsi con lui per lasciargli degli spazi di “prova conduzione” con successivo feedback.

Bolzano, dicembre 2020

Documento redatto con la supervisione e approvazione dello Psicologo/Psicoterapeuta Dott. Pierpaolo Patrizi.